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La Società della Salute della Valdera

Ultimo Aggiornamento: 18/12/2007 15:40
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Post: 24
Città: PISA
Età: 53
Sesso: Maschile
18/12/2007 15:40

secondo Michele Delli Gatti ( consigliere a Crespina)
TEMI PROGRAMMATICI PER IL PIANO OPERATIVO ANNUALE 2008 DELLA SDS.
Per quanto riguarda l’Atto di indirizzo per la Società della Salute del comune di Crespina non nascondo le perplessità che erano sorte in passato non solo per quanto mi riguarda, ma anche per alcuni responsabili di settore che ogni giorno si trovano a dover far fronte a un servizio indispensabile per il nostro territorio. Dopo l’attento studio del piano programmatico per l’anno 2006-2008, non solo sono state confermate, ma anzi, si sono rafforzate.

Partendo dal principio condivisibile e condiviso che il territorio debba rappresentare l’epicentro delle politiche finalizzate alla tutela della salute e quindi della prevenzione, dell'assistenza sanitaria, e di quella socio-sanitaria integrata, le sds avrebbero dovuto rappresentare lo strumento con cui realizzare tali obiettivi. In realtà, ad oggi, siamo ancora lontani dal risultato di vedere ridotti i costi di gestione amministrativa e di liberare risorse in favore del territorio e di garantire un'omogeneità delle prestazioni socio- sanitarie assistenziali. Ad oggi i costi ai cittadini della Valdera si aggirano attorno ai 10 milioni per il 2006 (1milione e 100 mila euro circa solo per l’area amministrativa), senza che ci sia stato alcun vantaggio nella maggior parte dei casi del nostro comune, alcun vantaggio in termini di risposta ai bisogni di salute delle varie categorie sociali.

Un bilancio totale ( mi riferisco a tutta la toscana ) a mio parere negativo che vede il primato della politica a detrimento della centralità della persona, in un settore così importante quale è quello della tutela della salute dei cittadini; noi crespinesi stiamo solo e soltanto aderendo ad un ente caratterizzato da duplicazioni strutturali e funzionali delle zona-distretto già esistente, che accresce i passaggi e il peso della burocrazia, moltiplica le poltrone ad esclusivo uso della politica e accentuano lo scollamento tra ospedale e territorio.

Perciò occorre fare un’analisi attenta per verificare se le soluzioni e i modelli sperimentati siano effettivamente in grado di garantire ai malati la certezza di poter terminare il loro percorsi assistenziali post degenza-ospedaliera e fornire risposte adeguate rispetto alla non autosufficienza degli anziani, alla disabilità, al disagio mentale e alla tossicodipendenza. E’ a mio parere opportuno avere il coraggio di tornare indietro e procedere ad una diversa programmazione e organizzazione del nostro territorio affinché esso diventi realmente la sede “primaria” della salute e della sanità attraverso l’implementazione di politiche sanitarie e socio-sanitarie integrate, basate esclusivamente sulla centralità del paziente.

Solo su queste basi saremo disponibili ad un confronto preventivo con la maggioranza, avendo il preciso obiettivo di garantire al cittadino un servizio socio-sanitario efficiente investendo sugli enti locali e dando loro la responsabilità della tutela del diritto alla salute dei cittadini, affidando la gestione della Asl, al privato sociale, al privato convenzionato, a coloro che meglio sanno rispondere in termini di servizi di qualità, efficienza ed efficacia ai bisogni di salute.

Il lavoro svolto da alcuni enti no profit come le nostre due Misericordie si caratterizza per il loro impegno nel garantire al cittadino il servizio socio-sanitario solo tramite un’ampia partecipazione di più soggetti che svolgono il loro servizio mossi dall’amore e dalla solidarietà totalmente a titolo gratuito dimostrando una qualità efficace e efficiente del proprio operato.

La mia proposta è un potenziamento quindi delle strutture sul territorio. Negli anni niente di tutto ciò è stato messo in atto, o comunque non è stato fatto adeguatamente.
Solo con questo impegno si potrà riavviare un processo di investimenti nei servizi ed arrivare ad un risultato di efficienza ed efficacia che permetta di produrre fatti e risposte concrete ai reali bisogni di salute.
Fare un passo indietro da parte nostra significa agire sulla spesa sanitaria, quindi, decretare il fallimento delle Società della Salute che, come già detto, ad oggi si è rivelata solo e soltanto strumento di politica atto alla distribuzione di poltrone senza che i cittadini ne traggano benefici.

Infine il danno economico a scapito dei cittadini sperperando nella spesa di questa sperimentazione da parte del comune di Crespina; inoltre in due anni sono state tagliate le guardie mediche a Lorenzana Fauglia Orciano Volterra Castelnuovo Larderello ecc, oltrechè far pagare le ambulanze e i preziosi telesoccorsi in base al reddito.

Questo dimostra ancora una volta come questo sistema sanitario, assorbe risorse eccessive e sproporzionate per autoalimentarsi, a detrimento della corretta individuazione dei servizi da erogare, la quale deve nascere non già da astratti modelli organizzativi, ma dalla concreta realtà in risposta ai bisogni sempre più complessi di salute che investono inesorabilmente in maniera maggiore, le componenti più deboli della popolazione.

La sds si sta solo dimostrando un inutile carrozzone.
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